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La parola “bio”, negli ultimi anni, è diventata quasi un mantra per i consumatori inclini a un’alimentazione sana. Secondo le statistiche circa il 45% degli italiani acquista regolarmente dei prodotti biologici. Si tratta soprattutto di pane, riso, omogeneizzati e ortofrutta.
Una buona fetta di consumatori, dunque, è disposta a spendere qualcosa in più per un prodotto agroalimentare sano, con certificazione e tracciabile. Questo ha generato l’avvio – tra il 2013 e il 2014 – di circa 40.000 nuove imprese agricole. È un settore in espansione, dunque, un’opportunità concreta di business, ma come aprire un’azienda agricola biologica?
Se è dalla terra che vuoi trarre i tuoi frutti, e non solo in senso metaforico, dovrai innanzitutto ottenere l’intestazione di I.A.P., acronimo di Imprenditore Agricolo Professionale. È la prima cosa che serve per rilevare o aprire ex novo un’azienda agricola, che sia biologica o no. Questa figura nasce nel 2004 con il D.Lgs.n.101/2005 e stabilisce conoscenze e competenze necessarie – certificate dalle regioni – per essere titolari di un’impresa del genere.
Essere Imprenditori Agricoli Professionali significa esercitare l’attività di settore per almeno il 50% del proprio tempo di lavoro complessivo. L’Imprenditore, inoltre, dovrà acquisire dall’impresa agricola il 50% del suo reddito totale da lavoro (25% nelle zone considerate svantaggiate).
Se non hai ancora qualcuno dei requisiti che abbiamo elencato, richiesti per legge, non gettare la spugna. Presenta comunque alla Provincia la domanda per diventare I.A.P. ed entro due anni completa il percorso già iniziato ottenendo i titoli che ti mancano. Il biennio potrà essere prorogato di altri due anni se, nel frattempo, ci saranno state delle calamità naturali penalizzanti per il lavoro nei campi.
Per aprire la Partita Iva agricola basta eseguire una Comunicazione Unica: è una procedura online gratuita. Se nel primo anno di attività non si superano i 7000 euro di fatturato, l’imprenditore può beneficiare di un regime fiscale detto “regime di esonero”, che lo dispensa da:
– emissione e registrazione delle fatture;
– obbligo di Dichiarazione dei Redditi;
– dichiarazione dell’IVA;
– comunicazione dello Spesometro;
– liquidazione e versamento dei contributi.
Il capo d’impresa avrà l’obbligo di conservare le bolle doganali e le fatture d’acquisto, di numerare e conservare le autofatture in caso di compratori non in regime di esonero (su queste va trattenuta l’imposta). Per la vendita diretta a privati, invece, non è previsto il rilascio di scontrino o ricevuta.
In questo caso il regime di esonero termina dall’anno successivo. I regimi fiscali possibili saranno diversi: semplificato, ordinario o speciale. Quest’ultimo è destinato alle imprese agricole che eseguono la cessione di prodotti agricoli elencati nel Testo Unico Iva. Le imprese che entrano nel regime speciale, inoltre, potranno evitare il calcolo d’IVA sugli acquisti.
Se l’apertura della Partita Iva è gratuita, considera invece dei costi fissi relativi al diritto camerale annuale, nonché i contributi INPS per i lavoratori agricoli (circa 1500 euro l’anno).
Chi investe nel settore agricolo, in ogni modo, beneficia di bonus, agevolazioni e finanziamenti previsti per legge.
Per concludere: il mercato agroalimentare fa gola a molti e ci sono diverse imprese agricole in vendita che potrebbero fare la differenza nella tua carriera imprenditoriale. Bisogna soltanto essere consapevoli di cosa serve per non fare passi falsi, in questo possiamo aiutarti. Chiedici una consulenza gratuita e trova l’azienda agricola che fa per te fra le nostre Attività in vendita.
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