Il redditometro da alcuni anni non fa che complicare la vita di tutti, soprattutto di chi “fa le cose alla luce del sole”. E’ proprio chi non ha nulla da nascondere, e che al tempo stesso è convinto che basta esser nel giusto per non aver problemi, che si ritrova spesso e malvolentieri ad avere problemi con le asfissianti normative.
E’ il caso del redditometro e delle indagini bancarie che stanno letteralmente scombussolando la vita di molte persone con avvisi di accertamento che si possono chiudere con nessun addebito a patto di poter dimostrare le proprie ragioni. Prepararsi per tale evenienza è quindi d’obbligo perché, si sa, gli accertamenti arrivano a distanza di anni e spesso diventa un vero e proprio lavoraccio ricostruire tutto.
L’accesso ai conti correnti bancari è lo strumento di indagine ed accertamento messo a disposizione dell’Agenzia delle Entrate ed è sufficiente uno scostamento del 20% tra quanto dichiarato ai fini reddittuali e quanto “entrato” in banca per far scattare tutta una serie di presunzioni di evasione. Ma, anche se alcune recenti sentenze della Corte di Cassazione limitano alcune pratiche un po’ eccessive, a preoccuparsi non deve essere solo chi riceve e versa ma anche chi preleva e paga. Il prelevamento ingiustificato potrebbe infatti essere considerato alla stregua di un’entrata in nero.
Tutto questo rende particolarmente complicata e pericolosa una pratica molto in voga: quella del prestito tra privati. Quando infatti una persona si accinge ad effettuare un investimento importante, come ad esempio rilevare un’attività commerciale, è consuetudine che, prima di recarsi in banca, si rivolga ad amici e parenti e conviventi per poter contare su di una certa somma, solitamente non gravata da interessi, da restituirsi con meno rigidità.
Quest’atto di gentilezza da parte di un amico, di un parente o del convivente, se non ben impostato, rischia di trasformarsi in un costoso problema, risolvibile di norma solo grazie all’intervento di un professionista capace.
Facciamo un esempio pratico: pensiamo ad un amico che ci presta 15.000 euro che ci servono per acquistare un bar. Se ho un reddito di 30.000 euro e verso in banca altri 15.000 euro mi ritrovo nella situazione di aver versato in totale 45.000 euro (i 30.000 del mio reddito più i 15.000 ricevuti in prestito) e di dichiararne solamente 30.000 creando uno scostamento del 50% tra reddito e versato. Una richiesta di chiarimenti da parte dell’Agenzia delle Entrate è quasi automatica e, come purtroppo ben sa chi ha avuto a che fare con l’Agenzia delle Entrate, potrebbe non essere sufficiente dichiarare verbalmente che quella somma ci è stata prestata da un amico.
Tutelarsi preparandosi per tempo è quindi quanto meno necessario. E’ sufficiente una scrittura privata con data certa che regolamenti il prestito per ovviare alla presunzione di evasione. Pur trattandosi di una scrittura molto semplice che non richiede clausole particolari, è bene che ad occuparsene sia un professionista (solitamente il commercialista di fiducia è la figura adatta) che sia in grado i “trattare” fiscalmente l’accordo intercorso tra le parti e gli aspetti da considerare sono molteplici:
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