Categorie: Economia

Perché quotarsi in Borsa?

Essere una società privata o sorretta dalle istituzioni ha un peso assai relativo. Quando si comincia a sentire l’esigenza di mettersi in gioco, per un bisogno di crescita, per un piano a termine, per un avvicendamento al vertice o per moltiplicare le proposte, la natura di un’azienda non ha importanza. L’IPO (Initial Public Offering) spalanca nuovi orizzonti, ma è necessario sapere cosa comportano.

Non è solo il “sintomo” di una volontà di espandersi: la Borsa, per gli imprenditori più inclini al ragionamento che alla scommessa, costituisce un’opportunità concreta, a saperla maneggiare. Soprattutto nei casi in cui si è determinati a compiere un balzo in avanti, a guardare ai mercati esteri. Un vantaggio potenziale anche per chi decide di investirci e acquistare delle azioni. In pratica, nel momento in cui si aggiunge valore di mercato, una società diventa più interessante. Perché tale risultato sia apprezzabile, inoltre, è opportuno diffondere adeguatamente gli utili realizzati e far sì che gli operatori se ne accorgano.

Quali sono gli scopi, quali i ritorni

Il primo aspetto di una buona politica economica interna è il miglioramento delle gestioni. Gli azionisti soddisfatti sostengono i progetti dell’impresa, innescando un circolo virtuoso che, condotto con oculatezza, può portare a mete sempre più sorprendenti. A monte, tuttavia, ci vuole un’analisi attenta, che tenga conto di eventuali alternative possibili per raggiungere un qualsiasi obiettivo. Bisogna soppesare ogni componente dell’attività in questione, coinvolgere i manager (e, all’occorrenza, esaminarli), monitorare i progressi sviluppati e focalizzare i traguardi che si intendono tagliare. Per quanto riguarda questi ultimi, a volte sono effettivamente dettati da situazioni particolari.

Ciò che arreca una buona quotazione: l’avvenire è roseo

Debuttare in Borsa significa poter contare su alcuni punti di forza che si affermeranno nel tempo. Anzitutto, si tratta di “allargare le vedute”: un supporto che non poggi su una sola fonte e che anzi sia il frutto di realtà finanziarie diverse, qualora sia ben amministrato, non può che essere corroborante per le casse. Questo avviene grazie all’immissione di capitali nuovi e spontanei (in parole povere, non è necessario andarseli a cercare, il che spesso è uno spreco di energie), così come diventano “rinfrescanti” i conseguenti investimenti. Un meccanismo senz’altro favorevole per espandersi, poiché a livello dirigenziale non cambia nulla.

Il vantaggio di guidare

In secondo luogo, l’imprenditore ne esce rafforzato. La sua azienda acquisisce serietà ed è maggiormente riconosciuta, pure internazionalmente. Gli organi di informazione di settore iniziano a dedicarle più spazio e la sua immagine non può che guadagnarne. Come se non bastasse, una visibilità più spiccata trascina con sé l’implicita valorizzazione dei servizi offerti e dei prodotti commercializzati.

Le relazioni aziendali aumentano

Uno degli aspetti più difficili da curare in ambito economico – con la diffidenza che c’è – concerne l’accrescimento di rapporti economici con altre aziende. Essere quotati in borsa vuol dire essere fattivamente presenti sul mercato, nonché essere nominati spesso nell’ambiente. Quindi arriveranno senza dubbio proposte di distributori e fornitori, accordi nazionali e non, possibilità di costruire inediti volumi d’affari.

Incrementare il credito ed essere valutati in modo attendibile

Le azioni rappresentano un buon biglietto da visita per allacciare rapporti commerciali. Esse diventano la migliore garanzia per le banche, in quanto mezzo affidabile per formulare una valutazione sul mercato. Quest’ultima, naturalmente, è soggetta a modifiche, sbalzi o aggiornamenti, pure in base agli aumenti di capitale, e ciò determina la variabilità delle offerte. Le acquisizioni e le fusioni divengono più semplici, e le stesse azioni, in caso di equity cash, possono essere adoperate come modalità di pagamento; si tramutano, insomma, in una credibile moneta di scambio.

Gli obblighi di trasparenza

Il fatto di dover dichiarare i propri obiettivi e rendere noti i risultati ottenuti dal management non è un ostacolo, è una risorsa. Infatti contribuisce a evitare di incappare in qualche imprevisto dovuto a cattiva gestione (involontaria o meno). Succede perché l’infittimento delle comunicazioni finanziarie comporta una maggiore trasparenza informativa.

Le stock options

Esiste una via alquanto efficace per potenziare l’operato del personale: la stock option, ovvero un’opzione sui titoli. Fra i vari tipi di benefit, questo è uno dei più incentivanti. Se l’azienda funziona e cresce, coloro che ci lavorano si sentiranno più coinvolti, avranno sinceramente voglia di cooperare e contribuire al successo. Va da sé che, a monte, direttori e dipendenti devono essere scelti con grande cura.

Arrivano le detrazioni

Se subentrano nuove azioni, c’è l’opportunità di ricorrere a tassazioni agevolate. Ne è un esempio la Dual Income Tax, altrimenti detta DIT, che presenta perfino alcune varianti. Su questo versante c’è un acceso interesse degli imprenditori, come è comprensibile. Meglio sottolinearlo questo versante, in fase di promozione.

Ulteriori vantaggi

La liquidità dei titoli consente agli azionisti di ritirarsi o svincolarsi velocemente, qualora desiderino farlo, il che li convince rapidamente a investire. Se ci sono di mezzo partecipazioni istituzionali, poi, la faccenda si fa probabilmente più allettante. Inoltre, nell’eventualità che si tratti di un’impresa di famiglia, i passaggi generazionali sono generalmente fluidi, e non coinvolgono per forza la gestione.

A proposito delle responsabilità

Oltre agli indiscussi benefici, non bisogna dimenticare le responsabilità che la quotazione in Borsa comporta. Però l’efficienza e la trasparenza, così aumentate, compensano qualsiasi grattacapo. Certo, ogni azienda, a seconda delle dimensioni e della tipologia, deve fare i propri conti. Ma ci sono delle linee comuni, che andiamo a sviscerare subito.

Cambiare è fondamentale

Soprattutto se all’orizzonte c’è la quotazione in Borsa, programmare un’organizzazione e/o una gestione diversa, considerando pure possibili sostituzioni in campo manageriale, non è affatto un’ipotesi da scartare. Migliorare la comunicazione e i sistemi informativi e di monitoraggio, includere la corporate governance, e così via.

Condivisione delle strategie

Ci sono decisioni che non comportano la consultazione di tutti gli azionisti. Tuttavia la loro opinione deve essere considerata anche in frangenti del genere, per non andare incontro a reazioni negative qualora si vada in opposizione agli interessi di qualcuno. Fra le possibili questioni da discutere ci sono il capitale da aumentare, le modifiche da apportare alle stock options, la scelta di strumenti finanziari differenti.

Ripartizione degli utili

Gli azionisti hanno diritto di partecipare ai profitti, ovviamente. Forse è meno scontato, ma si devono anche massimizzare i valori, in modo che le soddisfazioni siano costanti. In effetti la quotazione in Borsa finisce con l’attirare parecchi investitori, i quali non solo desiderano guadagnare ma anche che i titoli che hanno acquistato siano sempre più “preziosi”.

La chiarezza innanzitutto

Come accennato, è basilare una buona informazione. Non solo perché è obbligatorio, ma anche perché la fidelizzazione dell’azionista passa attraverso un rapporto sereno, senza sotterfugi. Non c’è bisogno di sottolineare che alcuni dati industriali e commerciali non possono comunque circolare, però lo “scibile” va comunicato senza approssimazioni di sorta.

Sorveglianza continua

Da non sottovalutare gli inconvenienti. L’insider trading, per esempio, si evita diffondendo informazioni equanimi a tutti gli azionisti. A ogni modo, la società è tenuta a comunicare a loro nonché a Consob e alla Borsa eventuali anomalie che dovessero emergere nel corso delle contrattazioni.

Fragilità verso il mercato

L’andamento delle azioni varia, a volte pesantemente, non solo per colpa delle speculazioni volontarie, ma anche per l’incostanza del mercato. Quindi è opportuno seguire con attenzione la situazione, che spesso è aliena da politiche di gestione scrupolose o dai piani oculati di un’azienda. Le incognite, purtroppo, ci sono, e vanno accettate.

Prendere la rincorsa: come avviarsi alla quotazione?

Al di là dei vantaggi previsti e delle mire, un’analisi coscienziosa è imprescindibile. Non ci si può non domandare,  per esempio, in quale direzione stia conducendo il business plan in corso, o quali finanziamenti occorrano, così come è opportuno fare due conti sulle prospettive di competizione, sviluppo e sostenibilità. Pure i quadri dirigenziali andrebbero messi – virtuosamente – in discussione.

Altre domande da porsi

Com’è prevedibile, continuare a interrogarsi costruttivamente può produrre soltanto esiti positivi. Cosa abbiamo da offrire di appetibile ai potenziali compratori di titoli? I manager sono disposti ad ascoltarli? Ci sono i presupposti, a livello di finanze e comunicazioni, per mettere su un’azienda quotata? È il momento giusto per fare questo passo? La corporate governance è stata valutata correttamente? E il management, prima ancora di sapere se ha le giuste attitudini promozionali, condivide questa scelta? Superato ogni dubbio, si passa al progetto vero e proprio.

La fase iniziale

Dopo che la quotazione è stata deliberata dal consiglio, si deve riassettare la società, ordinando i conti e adeguando l’amministrazione, perché sappia interfacciarsi con il mercato. Anzi, prima dell’esordio in Borsa, è opportuno “allenarsi”, per non arrivare impreparati all’appuntamento. Gli ambiti da curare sono sostanzialmente tre. Primo: l’organizzazione aziendale va, per l’appunto, rivista, potenziando non solo la comunicazione, ma anche alla luce delle nuove strategie da intraprendere. Secondo: sul piano della politica d’impresa, si distingue la società propositiva, che intende ingrandirsi senza temere il mercato, non presenta ambiguità gestionali e sa farsi capire. Terzo: lo statuto della società deve essere chiaro e rispettoso del Testo Unico sull’Intermediazione Finanziaria.

Riguardo allo statuto: quali modifiche ci vogliono?

Le norme societarie, si diceva, devono risultare conformi ad alcuni capisaldi. Prima di tutto, le azioni devono essere certificate (durante l’istruttoria bisogna dichiararle alla Borsa Italiana) e trasferibili in maniera assolutamente libera. Poi è necessario ristabilire, secondo canoni idonei, le cifre delle firme per la convocazione di assemblee ordinarie o straordinarie. Anche il collegio sindacale deve essere ridefinito seguendo le direttive previste. Infine, il valore dei titoli: è sempre preferibile riconvertirlo, se sussistono differenze di divisa.

Grazie per la fiducia!
Redazione

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