Plusvalenza e compravendita aziendale
Quando si decide di vendere la propria azienda o un ramo di essa bisogna tener conto anche della cosiddetta “plusvalenza”. Scopriamo insieme di cosa si tratta e come va calcolata.
La plusvalenza nel campo della cessione d’azienda si riferisce a una situazione in cui il prezzo di vendita di un’impresa già esistente supera il suo valore contabile o il suo costo originario. In altre parole, la plusvalenza rappresenta il guadagno ottenuto dalla vendita di una società rispetto al suo valore iniziale.
Ma come si fa a calcolarla? Sarà necessario determinare il valore contabile dell’impresa, che in genere corrisponde al suo valore netto contabile determinato in base al conto degli asset (entità materiale o immateriale passibile di valutazione economica) e dei passivi come:
- immobili;
- attrezzature;
- inventari;
- debiti;
- capitale sociale.
In pratica quando l’azienda viene venduta ad un prezzo superiore al suo valore contabile, la differenza tra il prezzo di vendita e il valore contabile costituirà la PLUSVALENZA.
Questa potrà derivare da diversi fattori, fra cui il valore di mercato degli asset, le prospettive future dell’azienda, la sua reputazione, i brevetti o altre proprietà intellettuali.
La plusvalenza, in parole povere, è un indicatore di profitto nella compravendita aziendale e come immaginerai è spesso uno dei principali obiettivi per i venditori. Dall’altro lato, i potenziali acquirenti cercano sempre di minimizzarla con l’obiettivo di ottenere un prezzo più favorevole.
Devi sapere, inoltre, che la determinazione della plusvalenza può comportare aspetti complessi, come valutazioni aziendali, considerazioni fiscali e altre variabili che possono influire sul calcolo finale.
Per questa ragione seguiamo i clienti, quando ce lo richiedono, attraverso i nostri consulenti finanziari in grado di supportarli su più fronti – fra cui la valutazione corretta della plusvalenza.
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Un esempio di plusvalenza nella cessione d’azienda
Perché tu abbia un’idea più chiara di cosa sia la plusvalenza in caso di cessione aziendale facciamo un esempio di base.
Supponiamo di avere un’azienda di produzione di mobili – chiamata ABC Srl – con un valore contabile dei suoi asset di 1 milione di euro e una buona reputazione nel suo settore; gode, inoltre, di un solido portfolio clienti.
Un imprenditore, il Sig. Rossi, è interessato ad acquistarla e offre 1,5 milioni di euro.
Adesso calcoliamo la plusvalenza ricavando la differenza tra il prezzo di vendita (1,5 milioni di euro) e il valore contabile (1 milione di euro): sarà di 500.000 euro e rappresenterà il guadagno ottenuto dal venditore.
Tale plusvalenza potrà essere utilizzata per reinvestire in nuovi progetti, distribuire dividendi agli eventuali soci o per altri scopi – a discrezione del venditore.
Si tratta di un esempio molto semplice, ma come già detto nella realtà il calcolo della plusvalenza potrebbe essere più complesso ed includere alcuni fattori come le passività dell’azienda, gli eventuali debiti e altre variabili.
Inoltre, le implicazioni fiscali della plusvalenza potrebbero variare a seconda delle leggi e delle normative fiscali del paese in cui si svolge la transazione.
A proposito, se vuoi sapere di più riguardo gli aspetti fiscali e dunque la tassazione relativa alla plusvalenza ne abbiamo già parlato in un precedete articolo > trovi qui l’approfondimento.
Detto ciò, ti ringraziamo per averci letto e ti invitiamo a seguirci anche in futuro: il Blog di Consulting Italia Group nasce proprio per aiutare chi è interessato a vendere o acquistare un’impresa mediante informazioni preziose, frutto della nostra esperienza sul campo.