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Dopo avere affrontato le categorie nelle quali è possibile quotarsi, vediamo come farlo. È assolutamente necessario l’apporto di una squadra di esperti per preparare un’operazione così delicata. L’azienda deve fidarsi di loro, naturalmente. Anche per gettare le basi di una collaborazione che dia presto dei frutti.
Selezionare un team per lanciare quella che nell’ambiente è denominata Initial Public Offering (abbreviata in IPO) non è semplice. Richiede attenzione per ogni dettaglio, bisogna soppesare i rischi e fare tutti i calcoli. Per orientarsi meglio, ci sono dei punti fondamentali da tenere in considerazione.
Il regolamento della Borsa Italiana prevede che la società elegga uno sponsor che l’accompagni nella sua avventura finanziaria, sia all’atto della quotazione sia subito dopo. Garantisce al mercato i vantaggi dell’investimento in questione, nonché la qualità dei titoli proposti. Diventa, insomma, un riferimento focale nel contesto che stiamo esaminando.
È dello sponsor – di solito, ma non obbligatoriamente – un altro incarico vitale, quello di piazzare direttamente sul mercato le azioni dell’impresa che ha deciso di debuttare in Borsa. Comunque, tale ruolo, detto di coordinatore globale, può anche essere distribuito a più soggetti. Ciò accade soprattutto quando i titoli da collocare sono molti, ma è un’eventualità su cui ci soffermeremo tra poco.
Scegliere uno sponsor che possibilmente assorbirà pure la mansione di coordinatore globale è importante, quindi bisogna approfondire parecchi aspetti. Anzitutto, l’esperienza. Infatti, è il caso di accordare la precedenza a un ente che si sia già occupato di quotare delle aziende del medesimo settore, magari di dimensioni simili, su piani nazionali e internazionali.
Perché le cose funzionino a dovere, è imperativo seguire gli eventi con costanza. Per questo motivo un’ulteriore qualità imprescindibile dello sponsor è la capacità di fare ricerca a intervalli regolari. In questo modo le azioni permangono accattivanti. Gli investitori e le reti (con i loro clienti), se correttamente informati degli andamenti, sono maggiormente ben disposti. Per ottenere questo risultato (e tutti gli altri), si devono riscontrare nello sponsor l’attitudine a impegnarsi, la completa disponibilità e la volontà di contribuire alla crescita delle quotazioni.
C’è ancora qualche caratteristica che sarebbe meglio individuare nel promotore. Se trovate uno sponsor che ha buoni agganci anche all’estero e che, di conseguenza, ha tutto l’interesse a espandersi, avrete senz’altro qualche pensiero in meno. D’altronde, essere presenti sui mercati secondari non è nemmeno un’idea da scartare, quindi è il caso che il vostro “appoggio” sia ferrato pure in questo campo. Infine, come accennavamo, l’ente si impegna a seguire la vostra azienda anche dopo la quotazione, per lasso di tempo prestabilito.
Quando si presenta la domanda d’ammissione a Borsa Italiana, lo sponsor assicura che i dati forniti sono completi, di essere al corrente dell’impegno che prende, che è dotato di un controllo gestionale all’altezza del compito affidatogli, che le azioni saranno collocate nel rispetto di ogni regola. E che le previsioni semestrali o annuali successive all’ultimo consuntivo sono realistiche.
Lo sponsor s’incarica pure di monitorare la situazione. Infatti, è tenuto a pubblicare un paio di bilanci annuali sulla società quotata, redigere delle analisi in occasione di consistenti eventi aziendali e pianificare, sempre almeno due volte all’anno, dei meeting fra i manager dell’impresa e i rappresentanti finanziari che li sostengono.
Torniamo a occuparci degli esperti nominati per integrare il lavoro dello sponsor, chiamati nel caso in cui la quotazione da effettuare non sia di piccole proporzioni. Si tratta di elementi che, all’occorrenza, possono continuare a interagire con l’azienda perfino dopo l’IPO e stabilire un rapporto commerciale sempre più oneroso (in base ai risultati raggiunti). Sostanzialmente, parliamo di cinque figure.
Il consulente finanziario è un prezioso collaboratore tanto dell’impresa quanto del suo sponsor. Oltre a istruire le pratiche, s’incarica di studi di fattibilità, valutazioni iniziali, stesura dei prospetti informativi e calcolo dei fondi.
La società di revisione non è chiamata solo per i rapporti sull’esercizio. Redige le comfort letters riguardanti il prospetto informativo e rivede i conti della società prima dell’IPO. Diciamo che le responsabilità ci sono.
Uno studio di avvocati, a sua volta, serve. Lo nomina l’impresa, oppure il coordinatore globale o gli azionisti. Oltre a controllare la correttezza dei prospetti, verifica gli adeguamenti agli statuti, l’applicazione dei contratti, affronta questioni e pareri legali. Ovviamente, è richiesta competenza in ambito economico.
Se le qualità della società e la validità dei suoi prodotti e/o servizi sono presentati adeguatamente, i benefici crescono. Non è solo agli azionisti che bisogna rivolgersi, ma anche alla stampa. Così si entra meno traumaticamente nel campo finanziario e la capitalizzazione è più rapida. Ecco perché un esperto di comunicazione – in grado pure di curare le investor relations – è bene accetto.
Un buon conoscitore del fisco sa cos’è una DIT agevolata e si muove fra altre occasioni offerte dalla nuova normativa in materia. Permette, generalmente, di ottimizzare gli esborsi per le tassazioni.
Non vanno dimenticate la Consob e Montetitoli nelle procedure per la quotazione in Borsa. Alla prima spettano la vigilanza e il rilascio del nulla osta alla pubblicazione dell’offerta; alla seconda è tassativo iscriversi, poiché gestisce in maniera accentrata le azioni. Su procedure e tempi ci soffermeremo prossimamente.
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